Intervista con Chen Xiaowang

    

TRASMETTERE IL PRINCIPIO DEL TAIJIQUAN



a cura di Luis Soldevila
Traduzione di Angela Ottaviani - Pubblicato su Arti d'Oriente n. 1 gennaio-febbraio 2007


Nato il 20 ottobre 1945 a Chenjiagou, il villaggio nel quale Chen Wangting pose le basi di quello che oggi giorno chiamiamo Taiji, Chen Xiaowang è attualmente il principale rappresentante dello stile Chen, ma si è anche convertito in un instancabile viaggiatore e in un grande comunicatore, dedicandosi completamente alla diffusione del Taijiquan. All'età di otto-nove anni, imparò da suo padre la forma antica, Lao Jia, e continuò a studiare con lui fino alla sua prematura scomparsa, all'età di 48 anni. In seguito, continuò formandosi nello stile antico con Chen Zhaopi, e più tardi, con Chen Zhaokui, che gli insegnò la Xin Jia fino alla sua morte, avvenuta nel 1972. Il desiderio di Chen Xiaowang era però quello di approfondire il gongfu del suo celebre antenato, Chen Fa-Ke, ed assumere il suo ruolo nella trasmissione dello stile: questo lo spinse ad intraprendere una ricerca personale sulla essenza del Taiji che culminò nella comprensione che tutti i principi si riassumono in un solo: se il dantian si muove, tutto il corpo lo segue.

      La 19° generazione dello stile Chen, alla quale Lei appartiene, è formata da un gruppo di maestri di alto livello, chiamati "quattro Jingang", o "quattro tigri di Chenjiagou". Secondo lei, cosa ha dato vita a questa fama?

In realtà le cose non stanno così. E' un fraintendimento dire che siamo in un periodo in cui il livello sia particolarmente elevato. Il Taiji, come molte altre arti, descrive una curva che scende e sale. In questo momento ci troviamo in un punto medio. Prima accadeva lo stesso. In alcune epoche ci sono stati maestri molto importanti, con una migliore preparazione, ma non esiste una ragione precisa perché questo accada. Credo che di certo possa influire il fatto che ci sia o meno una guerra.


In tempo di guerra, la gente ha meno tempo per praticare con tranquillità, per perfezionare l'arte. Si può dire che per le generazioni 14°, 15° e 16° dello stile Chen il livello generale si alzò e aumentò anche il numero delle persone che praticavano, soprattutto perché si viveva in un periodo di pace.
Nella Cina moderna, con l'arrivo di Mao, si è andati incontro ad un periodo molto difficile. In un primo momento, il governo popolare non appoggiava in alcun modo le arti marziali tradizionali. Mao muore nel 1976, e più o meno a partire da allora, dalla fine degli anni Settanta e durante gli anni Ottanta, il governo iniziò a dare un maggiore sostegno alle arti marziali. Durante la Seconda Guerra Mondiale, anche la Cina attraversò dei momenti molto difficili, e il livello del Taiji tornò a migliorare con l'avvento della pace. Probabilmente la 20° o la 21° generazione saranno migliori di quanto lo siamo stati noi.

      Chen Wangting in che modo trasformò l'arte marziale della famiglia Chen?

Prima di Chen Wangting non si hanno testimonianze scritte sulle pratiche marziali che esistevano anticamente a Chenjiagou, nel villaggio della famiglia Chen. Chen Wangting mise per iscritto queste pratiche, le codificò. A partire dal decennio del 1920 il governo cinese iniziò a cercare di chiarire le origini storiche del Taijiquan.

Su questo argomento esistono versioni diverse, c'è chi dice che il creatore del Taijiquan stile Chen fu Xu Shuengpin, altri affermano che fu Zhang Sanfeng, o Wang Zhongyue. Nel villaggio di Chenjiagou si dice che fu opera di Chen Bu.Le teorie che vengono prese in considerazione sono numerose: Zhang Sanfeng, le montagne del Wudang, il taoismo…Il problema è che non esistono documenti su queste persone in cui si menzioni il Taijiquan. E non esistono neanche documenti che provino qualcosa su Chen Bu, di conseguenza, tutto ciò che si afferma in proposito è fumo, non è comprovato. Nondimeno, esiste un riconoscimento ufficiale del fatto che i primi documenti che fanno riferimento al Taijiquan siano opera di Chen Wangting. Chen Wangting era un generale, un soldato. Durante tutta la sua vita, data la sua professione, imparò molte cose e varie tecniche di combattimento. Sembra che quando si ritirò dalla vita militare, creò quello che oggi conosciamo come Taijiquan. Sarebbe stato allora che Chen Wangting avrebbe integrato alle sue conoscenze delle arti marziali, il principio dello yin e dello yang, la filosofia taoista, la teoria dei meridiani della medicina cinese, per far fluire il qi nel corpo attraverso il movimento. Questo sarebbe stato l'inizio di quello che noi chiamiamo Taijiquan.

      Come si impara ad utilizzare il dantian?

Il dantian rappresenta il centro e dirige tutto il corpo. Ma il corpo, dal canto suo, non sostiene il dantian, di conseguenza non è il centro, non è niente. E' come nella storia antica della Cina. Tutte le provincia erano in conflitto tra di loro, non esisteva un governo ufficiale, nessuno obbediva al governo centrale, non esisteva un dantian. Quando durante la pratica si crea questa situazione, le varie parti del corpo, braccia, spalle, torso, fianchi, ginocchia, caviglie, non si muovono in modo coordinato. Quando tutte le parti sono coordinate fra loro, allora sono in grado di sostenere il centro, il dantian. Quando il dantian riesce a seguire il movimento uniforme del corpo, allora il corpo può seguire il movimento del dantian. Il corpo e il dantian si sostengono a vicenda. Tutto inizia nella mente, il capo supremo è la mente, e tutto il corpo le obbedisce attraverso il dantian, attraverso il centro. Non si tratta, quindi, di fare esercizi specifici per lavorare sul dantian, si deve lavorare sulla totalità, corpo e mente. La postura e il movimento devono essere armonizzati e solo una volta raggiunto questo, il dantian può stabilizzarsi, e da qui iniziare a muoversi.

      Il Chansigong costituisce un elemento caratteristico dello stile Chen. Che cosa ci potrebbe dire in proposito?

Nel Taijiquan esistono una grande quantità di forme, armi, applicazioni…E' molto complicato. Nello stile Chen c'è un detto: "Ci sono mille tecniche, ma un unico principio". Il Chansigong, "arrotolare il filo di seta", è un esercizio fondamentale nel quale, con un movimento molto facile, si cerca questo principio unico, dal quale derivano tutte le forme.
Una volta compreso, interiorizzato il principio, lo si può applicare a mille e diecimila tecniche.
Tuttavia, se si cerca di apprendere mille tecniche diverse, neanche in una intera vita si avrà il tempo per padroneggiarle.


      Potrebbe spiegarci brevemente in cosa consistono e come funzionano Nichan e Shunchan?

Sono le due forme del Chansigong. Se il mignolo ruota verso l'interno, il qi va dalle mani e dalle braccia fino al dantian. Questo è Shunchan. Nichan è quando ruota il pollice, il qi va dal dantian verso la spalla e le estremità.


Sono concetti fondamentali e presi in sé non servono a nulla. E' vero, i libri classici dicono che sono concetti fondamentali, ma in realtà questo li spiega solo in parte. C'è chi afferma che tutto sia nel "filo di seta", ma in realtà non è così, perché non tutto nella pratica si risolve nel filo di seta. I libri non sono chiari su questo argomento, considerato che esistono molti movimenti nei quali il pollice e il mignolo non ruotano. Inoltre esiste un movimento oscillatorio nel quale intervengono il dantian, le anche e il torace e che può essere effettuato verso l'avanti e verso il dietro. Non c'è alcun movimento a destra e sinistra, né alcuna spirale. Si tratta di un tipo di giro diverso, eppure è anch'esso Chansigong. Esistono tre tipi di movimenti nel Chansigong. Il primo è Nichan e Shunchan, il secondo è l'oscillazione in avanti e indietro, e il terzo è la combinazione dei due. In quest'ultimo movimento si utilizzano assi diagonali e il dantian e, per estensione, il corpo. Si lavora come se si trattasse di una sfera.

      Che può dirci della respirazione?

La respirazione deve essere naturale, perché il principio fondamentale del Taijiquan è la naturalezza (Ziran). Ci sono testi che parlano del come e quando si debba inspirare ed espirare, però questo è relativo. L'importante è che il corpo si muova con naturalezza. Lo stesso movimento si può effettuare a velocità e intensità diverse, e la respirazione non è sempre la stessa. In una stessa fase del movimento, una volta si inspira e un'altra si espira. C'è chi dice che nella esecuzione del fajin si debba sempre espirare. Ma nell'eseguire una serie rapida di fajin come è possibile espirare ogni volta? Inolte, nel fajin stesso c'è un trattenere momentaneo della respirazione, cosicché non è molto facile decidere quando si inspira e quando si espira. Come regola generale, quando il movimento va verso fuori, dal dantian verso le dita, si espira. Se il movimento va dall'esterno verso l'interno, si inspira. Ma non è così semplice, perché non sempre tutto il corpo compie lo stesso movimento. Per esempio, ci sono molti movimenti nei quali una mano ruota verso l'esterno (Nichan) e l'altra gira verso l'interno Shunchan). In questi casi non si può applicare una regola determinata alla respirazione. Per questo è importante essere naturali, stare comodi, che il dantian diriga e che il corpo lo segua. E' necessario trovare l'adeguamento naturale della respirazione al movimento e da questa forma ci si andrà regolando da soli. All'inizio si possono verificare blocchi della energia e della respirazione perché non si conosce bene la tecnica, e non è stata bene assimilata. In seguito, si capisce a poco a poco, i movimenti diventano più armonici, il qi fluisce meglio e la respirazione si adatta naturalmente. Andando avanti, quanto più si è interiorizzato il movimento e maggior familiarità si ha con la tecnica, più naturale sarà la respirazione. La pratica deve essere per un cinquanta per cento pensare e per un altro cinquanta per cento fluire. Se si pensa troppo, si è soliti bloccare, perché la mente cerca sempre di controllare il corpo. E d'altra parte, se lasciamo fluire troppo senza prestare attenzione alla tecnica, ci disperdiamo, restiamo troppo bloccati. La naturalezza è frutto dell'equilibrio tra concentrazione e morbidezza, tanto nel movimento che nella respirazione.

      Lei è famoso, tra le altre cose, per la potenza del suo fajin. Quando si può introdurre il fajin nella pratica? Si deve lavorare in un modo specifico? Come si può migliorare il fajin?

Torniamo a quanto già abbiamo detto. Esiste un unico principio: quando il dantian si muove, tutto il corpo lo segue. Se il qi fluisce in tutto il corpo, i muscoli sono forti.
Quando qualcuno afferma "è solo il qi", non è vero, perché il qi in se stesso non ha forza. E' molto delicato, molto sottile. Se il movimento non è eseguito correttamente, il fluire del qi si interrompe e non ci sarà alcuna forza. Allo stesso tempo, se il qi non fluisce nei muscoli, non ci sarà vera forza. Se il qi fluisce, il fajin sarà potente. Praticare con uno sforzo eccessivo è ritenuto una deviazione. Quanto meno si è in tensione, quanto più fluisce il qi. Quanto più fluisce il qi, tanta più forza si può sviluppare.
Il fajin nasce dal fluire del qi. Il qi è come fosse la miccia e i muscoli sono l'esplosivo.
E' come una leva: se vogliamo spostare 100 kg solo con la forza bruta, sarà necessaria molta forza.



Se si tira un colpo utilizzando unicamente la forza del braccio, non si ottiene alcun risultato. Se tutto il corpo è uniforme e il qi fluisce, la potenza è molto maggiore. E' necessario utilizzare il 100% ma non più del 100%.
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      Quando il fajin è potente, come si "comprime"? Come si impara ad applicarlo in un percorso molto breve?

E' come imparare ad andare in bicicletta. All'inizio, dobbiamo fare dei giri grandi, altrimenti cadiamo. Con il tempo, possiamo ogni volta fare dei giri più piccoli. Il Taijiquan è simile. All'inizio si fanno movimenti più grandi per far circolare il qi. In questo modo è più facile farlo fluire, Negli anni, se i movimenti sono corretti, privi di deformazioni e di deviazioni, se ne possono realizzare gradualmente di più piccoli e il qi fluisce ogni volta con più forza.

      Si dice che nella prima forma dello stile Chen (Yi Lu), la vita guida la mano, mentre nella seconda (Er Lu), la mano guida la vita. Può spiegarci come funziona questo?

Non condivido questo modo di spiegare le cose. Il linguaggio non è esaustivo perché queste sensazioni sono molto difficili da spiegare con le parole. Probabilmente la persona che ha scritto questo sapeva bene quello che voleva dire, il significato è corretto, però non è espresso con chiarezza. La maggior parte delle persone non lo comprendono a fondo. Un vecchio proverbio dice che se mi raccontano qualcosa cento volte, forse non lo capisco, ma se lo guardo cento volte è possibile che lo capisco meglio. Nel Tajiquan il linguaggio non è la migliore forma di comunicazione. La mia forma di pensare è che esiste solo un principio. E' più facile trovarlo nella Yi Lu, dove i movimenti sono più lenti. Quando il principio è stato assimilato, allora si può lavorare con velocità e con forza, come nella Er Lu. Quando non si pratica bene la Yi Lu, se il fajin è esagerato, il qi si blocca. Allora utilizziamo una energia cattiva. Tuttavia, quando si lavora bene e il qi fluisce dall'interno in tutto il corpo, la energia è buona.

      Lao Jia, Xin Jia, Xiao Jia, Da Jia? In cosa consiste la differenza?

Chen Chansing, della 14° generazione creò la Lao Jia. La Xin Jia fu creata da mio nonno, Chen Fa-Ke, della 17° generazione, Molti pensano che la forma antica Lao Jia sia più difficile, e la nuova forma, Xin Jia sia più facile, ma non è così. Xin Jia è più complessa, è più ricca interiormente. Chen Youben della 14° generazione creò la Xiao Jia. Si è sempre detto che nel Taijiquan si comincia sempre col fare grandi cerchi, poi cerchi intermedi e in seguito sempre più piccoli. Quanto più piccoli li si riesce a fare, meglio è. Nella Lao Jia i cerchi sono grandi, nella Xin Jia sono medi, nella Xiao Jia sono molto piccoli. Ma il movimento del qi è lo stesso. L'importante è che il qi fluisca e che il principio sia corretto.

      Cosa può dirci della sua idea del tuishou?

Secondo la tradizione, si tratta di fare si che il qi circoli all'interno del corpo e imparare ad utilizzarlo. Non si tratta di usare la forza. L'importante è praticare trovando e seguendo il principio, come se due praticassero il Taijiquan uniti, insieme. Molte persone sono interessate a questo aspetto quando iniziano ad imparare il Taijiquan, ma se non si pratica correttamente, non serve a nulla. E' più importante sentire la circolazione del qi tra le due persone, che usare la forza.

      E' bene iniziare a praticare il tuishou nello stesso tempo in cui si pratica la forma, fin dall'inizio?

Il modo tradizionale è iniziare a praticare il tuishou quando il qi ha iniziato a fluire. Quando si comprende e si sente questo fluire è il momento in cui si può trarre profitto dal tuishou e quando si possono aumentare a poco a poco la velocità e la forza, come succede nella pratica della forma. Se si tengono a mente queste cose e si trova il principio, la sensazione del fluire del qi, allora si può iniziare ad imparare il tuishou nello stesso momento in cui si impara la forma. Per questo all'inizio noi pratichiamo molto lentamente, molto tranquillamente.

      Lei ha creato una forma corta di 19 movimenti. Crede che le forme semplificate siano sufficienti, o che una volta che le si padroneggi si possa passare alle forme tradizionali?

Ho realizzato la forma breve perché per la maggior parte delle persone è troppo difficile iniziare imparando la Lao jia. Una volta che si sia acquisita familiarità con i movimenti, è più facile eseguire la Lao jia. E' come per la comprensione del mandarino. Se si arriva in Cina all'improvviso e si deve parlare a qualcuno, questo può sembrare molto difficile. Quando invece alcune parole ti sono familiari, non sembra più così difficile. La forma semplificata è un modo più facile per iniziare, ma se si vuole approfondire, in seguito si deve continuare con le forme tradizionali.

      Cosa pensa del taijquan e del tuishou da competizione? Crede che siano fedeli, si attengano ai principi?

Ogni cosa ha la sua parte positiva e la sua parte negativa. Raccontano che una volta, molto tempo fa, trascorsero molti anni senza che piovesse. Tutti soffrivano a causa della siccità e, improvvisamente, un giorno piovve a dirotto. Tutti ne furono molto contenti, tranne un uomo. Era un commerciante di sale che aveva lasciato tutte la sua merce all'aria aperta, senza coprirla, e aveva perso tutto. Ciò che è buono per gli uni, può essere male per altri. Con il Taijiquan da competizione succede la stessa cosa. E' indubitabile che rispetto alla promozione e alla diffusione dell'arte la competizione è una buona cosa. Rispetto a ciò che è meglio o peggio, in questo non voglio entrare, perché sarebbe solo un punto di vista. In qualsiasi caso, mi risulta che a livello ufficiale si vada avanti cercando i modi di continuare a migliorare le competizioni. Personalmente credo che, a poco a poco, ogni volta si conseguirà un livello più alto e la qualità sarà migliore.

      C'è chi dice che il taijiquan stile Chen non sia adatto alle persone anziane, che è molto complicato e fisicamente troppo esigente. Cosa pensa di questa affermazione?

Chi afferma questo, può dirlo per meschinità o per ignoranza, perché non conosce il Taijiquan stile Chen, La spiegazione è molto semplice. Il Taijiquan è come il cibo, è come cucinare. Gli stessi movimenti, la stessa forma si può praticare in modi diversi, secondo il nostro stato di salute o i nostri gusti. Ad un bimbo piccolo non si può far mangiare una pizza. All'inizio è bene dargli una minestra. Più avanti, quando sta crescendo, gli si possono dare gli spaghetti. Crescendo, il suo stomaco sarà pronto per mangiare la pizza e in seguito un chili con carne. Il Taijiquan è la stessa cosa. La stessa forma la si può praticare come se fosse zuppa, o come se fosse chili con carne. E' meglio il chili con carne che la minestra? Non necessariamente. Le due cose sono cibo e servono per alimentarci. Tutto dipende dalla nostra preparazione, dai nostri gusti e dalla nostra forma fisica. Ci sono persone che dicono in continuazione "questo stile è meglio dell'altro, quello non vale nulla". Queste persone hanno un cuore piccolo. In questo momento, su diecimila persone, una pratica Taijiquan. Il resto della gente non sa che potrebbe trarne beneficio. Dovremmo fare in modo che tra dieci anni siano mille persone. Dobbiamo impegnare parte della nostra forza e dei nostri sforzi per promuovere il Taijiquan. Disprezzare gli altri stili per promuovere il nostro è impiegare male la nostra energia. "Questo stile è meglio di quello, quell'altro non va bene per le persone anziane…" Dobbiamo pensare alle persone che non praticano il Taijiquan, non solo a noi. Non è corretto parlare male delle altre arti marziali perché la gente venga con noi a studiare. Dobbiamo cercare di trasmettere il principio del Taijiquan, insegnare la pratica corretta e poi lasciare che ognuno segua il cammino che gli sembra più appropriato.


Luis Soldevila ha studiato lo stile Yang e Chen del taijiquan. Attualmente è istruttore di stile Chen. luiso@taichichuan.com.es L'intervista è stata realizzata da Luis Soldevila in occasione del seminario di Chen Xiaowang a Barcellona, che organizza annualmente il M° di Taijiquan stile Chen, Luciano Vida. E' pubblicata sulla rivista madrilena ' TAI CHI CHUAN' N. 5 Autunno 2005, www.taichichuan.com.es.